Spazio pubblico e emergenza Covid-19
Un’altra sala per il “rito del commiato” è tra le principali esigenze logistiche
di Giovanni Pollini
La speranza che fosse possibile lasciarci alle spalle il più presto possibile l’angoscia della pandemia è svanita sotto i colpi implacabili della variante Omicron.
Stiamo vivendo una nuova emergenza, legata alla diffusione di un virus che si rivela sempre più difficile da combattere. Il 15 gennaio eravamo arrivati a 186 mila contagiati in un solo giorno, con 360 morti. In tutto, dall’arrivo del Covid-19 in Italia (gennaio/febbraio 2020), i casi registrati hanno superato i 7 milioni e mezzo e i morti ammontano a 140.548!
In Piemonte se ne sono contati 609.625 dei quali 313.871 a Torino, con 12.178 morti (5.839 a Torino). Anche le nostre strutture sono state messe a dura prova dalla recrudescenza invernale dell’aggressività del virus. Dal settembre del 2021 in poi si è passati infatti da 385 funerali (con una media di 15 al giorno) a 433 in novembre (17 la media giornaliera), per arrivare a 558 nel mese di dicembre, quando al Tempio si sono tenute una media di 22 cerimonie al giorno (qualche volta si è arrivati fino a 30!).
Sono numeri impressionanti che rilanciano molte delle criticità affiorate a causa di una mortalità così elevata. Prima di tutte quella legata alla necessità di poter fruire di maggiori spazi in cui condividere l’ultimo addio ai propri cari. L’incremento vertiginoso dei funerali comporta infatti che, al Monumentale, i cortei funebri, una volta arrivati alle porte del Tempio, siano costretti a lunghe attese con code che poco contribuiscono al raccoglimento e alla partecipazione. Per di più, proprio per ridurre al massimo le attese, le cerimonie del commiato sono compresse in un massimo di 15-20 minuti, rendendo sempre più trafelati i ritmi di un rito che difficilmente può così innescare un efficace percorso di elaborazione del lutto. Un’altra sala, un altro spazio per il “rito del commiato” previsto per le cremazioni sono tra le principali esigenze logistiche evidenziate dal Covid-19. E non solo. I morti in solitudine che hanno costellato questi due ultimi anni hanno sottolineato come sia diventato indispensabile garantire ai funerali una cornice adeguata e partecipata.